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CHI HA PAURA DELLE SORPRESE?
CHI HA PAURA DELLE SORPRESE?

CHI HA PAURA DELLE SORPRESE?

Se una squadra si basa su un buon grado di fiducia reciproca gli errori non fanno paura saranno soprattutto gli imprevisti, le sperimentazioni e le sorprese a guidare il gruppo in un apprendimento significativo sia fuori dal campo ma soprattutto dentro il campo, nelle situazioni difficili.

“Nell’imparare, il senso dell’imprevisto appare un elemento di grande aiuto per ridefinire il proprio quadro percettivo e quindi per acquisire nuove capacità. Di questi e di altri fattori occorre allora tener presente nel momento in cui si intende proporre strumenti per fronteggiare le difficoltà relazionali sviluppando modalità alternative: è importante agire sulle risorse esistenti per poi attivare processi di scoperta personali.”

Questo senso di imprevisto collegato alla sorpresa è un evento di apprendimento ed è oggetto di studio anche delle neuroscienze, con interessanti sviluppi negli ultimi anni.

I neuroni che si trovano nella Substantia nigra, hanno infatti un ruolo centrale nell’apprendimento basato sulla ricompensa, modulando questo processo in funzione della discrepanza tra risultato atteso ed effettivo. 

Quando viviamo un errore di predizione, connesso ad una differenza tra ciò che ci si attende e la realtà, viene riconosciuto da uno specifico circuito neuronale, che si attiva producendo dopamina, un neurotrasmettitore. La dopamina agisce come un messaggero della sorpresa, irrorando diverse strutture cerebrali, diventando così un combustibile per l’apprendimento. 

Quando si affronta un errore, un imprevisto di gioco o una discussione in allenamento o in partita con un compagno l’allenatore è di fronte a varie possibilità. Io ti suggerisco di accogliere tale errore come una benedizione. Il conflitto come risorsa da gestire e non da lasciar cadere, da evitare o da cercare di eliminare.

Una squadra vincente non fa finta di niente quando c’è un conflitto in atto. 

Dai spazio al confronto e permetti alle persone di usare emozioni e pensieri che emergeranno dalla discussione come fonte di apprendimento e di crescita. Non lasciare che vinca la paura dello scontro, anche se occasionale, e cerca sempre di stimolare le persone a dire le cose in maniera funzionale al raggiungimento dell’obiettivo comune

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